Ad oggi definire il concetto di LETTERATURA è assai arduo:
chi è in grado di stabilire se si tratta esclusivamente dell'opera letteraria che viene ricordata per secoli, per millenni o se invece può essere intesa come l'opera di uno scrittore ancora sconosciuto?
E se anche fosse l'opera di uno scrittore sconosciuto, chi può dire che questo stesso autore non sarà tra mille anni conosciuto per ciò che ha scritto e quindi divenire "LETTERATURA"?
Reputo inoltre molto difficile trovare nella letteratura definita propriamente antica un oggetto come il moschettone con il significato che oggi gli si attribuisce. Per questo motivo le citazioni riguardanti il moschettone possono essere ritrovate in opere letterarie più recenti. Ne è esempio la scrittura di un personaggio oggi molto presente in dibattiti televisivi, fortemente legato ai temi dell'isolamento, della montagna, del ritorno alle origini: Mauro Corona.
"Dopo trecento metri di scalata mi imbattei nella fascia scura che Glanvell definisce "ostile, all'apparenza inscalabile". Invece è scalabilissima perchè corredata di appigli profondi come scodelle. Alla fine del tratto scuro sollevai gli occhi. E lo vidi. Il chiodo di Gianveli era lì, all'inizio del traverso, circa un metro sopra gli ultimi appigli. All'occhiello stava appeso un grosso moschettone di ferro dalla forma bizzarra. Il cuore mi battè forte. Entrambi, chiodo e moschettone, portavano addosso il segno del tempo. Erano coperti di ruggine, corrosi da temporali, neve, sole, gelo. I giorni che formano un secolo avevano smagrito quei poveri pezzi di ferro. La montagna, come il mare, emana la salsedine della solitudine che polverizza qualsiasi oggetto. Ma almeno il mare si conserva. La montagna, invece, con il suo voluto isolamento sgretola se stessa fino a scomparire del tutto. Con trepidazione staccai il martello dall'imbragatura e mi accinsi a togliere il chiodo dal suo alveo. Per l'emozione mi tremava il polso. Con infinita cautela picchiai tre colpi mentre la mano sinistra mi teneva ancorato alla roccia. Era mia intenzione scardinare appena un poco il cimelio e poi tirarlo fuori con le dita per evitare che mi cadesse giù. In quel momento ebbi l'impressione che Glanvell mi stesse osservando."
(Mauro Corona, Nel legno nella pietra, 2003)
(Mauro Corona, Nel legno nella pietra, 2003)
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